Il Sacro di Birmania
Tra storia e leggenda…
Il gatto Sacro di Birmania è una razza di gatto elegante, dalla stazza massiccia e dagli occhi blu. È un gatto leggendario, avvolto da un’aura di mistero. La leggenda narra che nell’antica Birmania (l’attuale Myanmar), presso il popolo degli Khmer sorgesse un tempio (Lao-Tsun) dedicato al culto della dea Tsun-Kyan-Kse, protettrice delle anime durante la trasmigrazione. Nel tempio vivevano i monaci Kittah di cui faceva capo il più vecchio e saggio monaco Mun-Ha. All’interno del tempio vi era una preziosissima statua d’oro raffigurante la dea, con al posto degli occhi due grandi zaffiri blu intenso. I monaci accudivano 100 gatti bianchi dagli occhi color oro. Tra di essi vi era un gatto chiamato Sinh, il preferito di Mun-Ha. Un giorno alcuni briganti saccheggiarono il tempio, uccidendo Mun-Ha il quale tentò di difendere la statua della dea. Il gatto Sinh saltò sul corpo senza vita del monaco guardando intensamente la statua della dea.
All’improvviso il suo mantello assunse sfumature dorate, gli occhi divennero blu come quelli della dea e le zampe assunsero il colore della terra. Solo i piedi poggiati sul monaco divennero candidi.
I briganti terrorizzati dal prodigio, fuggirono e il tempio fu salvo. Ma Sinh non volle più toccare cibo: morì dopo 7 giorni. In quello stesso istante nei restanti 99 gatti avvenne la stessa mutazione di Sinh: i loro occhi divennero blu, le zampine bianche e il mantello di tonalità dorate. Da allora divennero i gatti sacri del tempio. Il primo esemplare in Europa è una femmina incinta. Arrivò proprio dal tempio di Lao-Tsun e venne importata in Francia da Madame Thadde-Hadisch nel 1925 (come riportato in un articolo del veterinario P. Jumaud sulla rivista “Vie à la Campagne” nel 1926). La donna aveva ottenuto la coppia ma purtroppo il maschio, Madalpour, morì durante il viaggio verso la Francia e la femmina Sita rimasta però incinta diede alla luce una cucciola, Poupée De Madalpour, che si distinse subito per la sua tipicità e la sua perfezione. Visse a Nizza e fu così che iniziò l’origine della razza, fu la prima birmana della storia, diretta discendente dei gatti sacri del tempio.
Sta di fatto però che nel 1926 ad una esposizione felina parigina tutti rimasero incantati dalla sua bellezza la cui razza era fino ad allora sconosciuta. Poupée divenne la stella incontrastata della mostra, secondo una recensione della manifestazione vennero esposti solo tre Sacri di birmania, ma lei riuscì a primeggiare perché “presentava tutte le caratteristiche della razza”. Poupée venne accoppiata con un siamese, a quel tempo conosciuto come “gatto del Laos”, che apparteneva a un medico di Nizza. Purtroppo, mancando un maschio birmano bisognava tentare qualcosa e l’esperimento fu in parte un successo, perché cucciolata dopo cucciolata, selezione dopo selezione, i cuccioli migliorarono nel tipo fino a ottenere una somiglianza con i primi riproduttori importati dalla Thadde-Hadisch.
Era l’inizio della dinastia Madalpour, così chiamata in onore del maschio perito prima di raggiugnere la Francia. Poupée trasmise i guanti bianchi a molti dei suoi cuccioli e quelli con il guantaggio migliore vennero tenuti per migliorare le caratteristiche delle generazioni future. Incrocio dopo incrocio, si ottenne da lei il famoso Manou de Madalpour (seal point), nato nel 1926 ed esposto un anno più tardi, nel 1927, da Madame Marcelle Adam che vinse il primo premio. Nello stesso anno finalmente la razza fu riconosciuta in Francia. A seguirla nel 1930 spopolò alle esposizioni feline un superbo maschio seal point di nome Dieu d’Arakan. La seconda guerra mondiale (1939) mise a dura prova le selezioni fino allora fatte dagli allevatori: scomparvero quasi interamente tutti i Birmani presenti in Svizzera, Belgio ed Italia, sopravvissero solo due coppie di birmani in Francia, dalle quali si partì per ottenere il riconoscimento della razza nella FIFE, avvenuto nel 1966. Nel 1950 la razza fu definitivamente rinominata “Sacro di birmania” per non confonderla dal Burmese forma inglese della parola Birmano. Nel 1960 la razza fu introdotta negli Stati uniti e successivamente in Inghilterra nel 1965.
I primi colori ad essere selezionati per diverso tempo furono i seal point e la diluizione blu point. Solo nel 1974 furono introdotte le colorazioni chocolate point e la diluizione lilac point, ottenuti da accoppiamenti con Persiani e Siamesi colorpoint. Nel 1978 s’iniziò la selezione del colore red point ed in seguito tra il 1983 ed il 1984 s’introdusse la varietà tabby point.
Standard di razza
Il Sacro di Birmania presenta sempre una morfologia unica e non è possibile confonderlo con altre razze. Il look birmano è unico!
Aspetto generale | Taglia | Media |
Testa | Forma | Ossatura forte |
Fronte | Leggermente arrotondata | |
Guance | Piene, leggermente arrotondate | |
Naso | Di media lunghezza, senza interruzioni (‘stop’), ma con una leggera incurvatura (‘indentation’) | |
Mento | Forte | |
Orecchie | Forma | Piuttosto piccole, con punte arrotondate |
Piazzamento | Ben distanziate, leggermente inclinate, non troppo diritte sulla testa | |
Occhi | Forma | Non del tutto tondi, leggermente ovali |
Colore | Blu scuro | |
Corpo | Struttura | Abbastanza allungato. I maschi sono più massicci delle femmine |
Zampe | Corte e forti | |
Piedi | Arrotondati | |
Guantaggio | La caratteristica specifica dei “Sacri di Birmania” sono i piedi bianchi chiamati “guanti” sia alle zampe anteriori che posteriori. I guanti devono essere assolutamente di colore bianco puro e si dovrebbero fermare all’articolazione o alla linea di passaggio tra il piede e il metacarpo, linea che non dovrebbero oltrepassare. Guanti leggermente più lunghi sulle zampe posteriori possono essere tollerati. Sulla faccia plantare dei piedi posteriori i guanti bianchi terminano a punta (sperone). La terminazione ideale dei guanti è “V” rovesciata, tra la 1/2 e i 3/4 della pianta del piede. Speroni meno o più alti sono accettabili ma non devono superare l’articolazione. E’ importante che i guanti siano di uguale lunghezza e che presentino simmetria di bianco, rispettivamente sulle due zampe anteriori e sulle due posteriori, o ancora meglio, su tutte e quattro le zampe. |
|
Coda | Di media lunghezza, a forma di piuma | |
Mantello | Struttura | Da lunga a semilunga, secondo le parti del corpo: corta sul muso, gradualmente più lunga sulle guance fino ad una completa gorgiera; lunga su dorso e fianchi. Tessitura serica. Leggero sottopelo. |
Colore | I Birmani mostrano i colori caratteristici dei gatti Siamesi ‘point’, ma con i quattro piedi bianchi (guanti). I ‘point’ includono muso, orecchie, zampe, coda e genitali. I ‘point’ dovrebbero essere di colore uniforme e ben contrastati rispetto al colore del colore del mantello sul resto del corpo. Il corpo e il ventre sono di un leggero color “guscio d’uovo”, mentre il dorso è di un beige dorato, in tutte le varietà. Il colore del corpo e dei ‘point’ sono completamente sviluppati solo nei gatti adulti. |
|
Note | I Sacri di Birmania hanno una morfologia particolare, peculiare e specifica di questa razza. |
Mantello
- Macchie bianche nelle parti colorate o viceversa
- Macchie bianche sui genitali
Difetti | Mantello |
|
Difetti che precludono il rilascio del certificato | Naso |
|
Zampe |
|
Colori e codice EMS del Sacro di Birmania
Sbi n | Seal Point | marrone scuro, quasi nero |
Sbi a | Blue Point | blu-grigio |
Sbi b | Chocolate Point | marrone |
Sbi c | Lilac Point | rosa, lavanda o grigio chiaro |
Sbi d | Red Point | arancione intenso o rosso |
Sbi e | Cream Point | crema o arancione chiaro |
In tutte le varietà di colore può presentarsi anche l’aggiunta di “tabby” (disegno tigrato sul point, la maschera sul muso presenterà una M sulla fronte, bianco interno alle orecchie e alla bocca. Il naso solitamente sarà rosa ma raramente può presentarsi nero).
Abbiamo poi il “tortie” colore tipico nelle femmine e molto raro nei maschi, che presenta l’aggiunta in maniera casuale nelle colorazioni point del terzo colore: rosso o crema.
Infine le “torbie” sono il mix dell’aggiunta del tabby + tortie nel point, anche questo tipico nelle gatte di sesso femminile.
Ma questo Sacro di Birmania… caratterialmente com’è?
Beh… Il carattere del Sacro di Birmania può definirsi praticamente perfetto per un felino. È un gatto tranquillo ed equilibrato. Amante della casa, della comodità, della compagnia del proprio proprietario o di altri animali, della vita regolare, è costante nelle abitudini e negli affetti. Con il suo padrone coltiva un rapporto di speciale esclusività, ha bisogno di sentirsi oggetto delle sue, sia pur piccole, attenzioni e dimostrazioni d’affetto.
Non è detto però che il Birmano si affezioni alla stessa persona che ha deciso di portarlo in casa, anzi bensì molte volte, si legano ad altri componenti della famiglia. È un gatto gentile e socievole, non è timido: nemmeno con gli ospiti che frequentano la casa per la prima volta. Ama essere al centro dell’attenzione e mostrarsi in tutta la sua bellezza. Il suo amore per il gioco e il suo desiderio di rapporto costante con l’uomo, lo induce a superare l’istintiva diffidenza di ogni felino nei confronti dei bambini, di cui diventa compagno inseparabile. Vocalizza in modo discreto e molti soggetti sono in grado di “dialogare” rispondendo con versetti ai “miao” dei proprietari. È un gatto che si adatta anche in luoghi diversi dalla sua casa abituale, come alberghi, seconde case, pensioni per animali, e tollera
benissimo i viaggi e gli spostamenti in automobile. È un gatto vivace nei suoi giochi, ma non demolisce la casa. Dedicandosi a lui nei momenti di gioco, si può scoprire un simpatico compagno di divertimenti! Sta bene in salotto e a volte preferisce la compagnia di gente di spessore culturale più elevato. Infine è un gatto longevo, alcuni esemplari hanno superato i vent’anni… Da decenni la razza Sacro di Birmania, in molte zone d’Europa e negli Stati Uniti, viene utilizzata per la pet therapy in campo medico. Solo negli ultimi mesi si sta cercando di introdurre anche in Italia la pet terapia con i gatti.
Sacro di Birmania Trailer Documentario
Cats 101 – Il Sacro di Birmania